In ognuno di noi soggiorna un lato oscuro, con il quale forse è meglio dialogare, perchè se troppo a lungo volutamente ignorato, esso può diventare prepotente e pericoloso...

giovedì 15 dicembre 2011

L'ultimo regalo sotto l'albero


E se a Natale sotto l’albero trovassi un pacchetto ben confezionato che non riporta alcun biglietto, se non ti ricordassi di averlo messo lì e se nessuno dei tuoi famigliari lo riconoscesse? Se quel pacchetto arrivato non si sa come proprio sotto il tuo albero dagli addobbi rosso e oro, per qualche motivo che proprio non sai individuare, ti procurasse un’illogica sensazione di repulsione, un desiderio di distanza, pur se incartato in una brillante e quanto mai banale carta da regalo rossa, con tanto di nastro dorato e fiocco? Se quando lo toccassi un brivido ti scuotesse il corpo come una scossa elettrica? Se quando lo prendessi fra le mani avessi la strana percezione che dentro ci fosse qualcosa di orribilmente malvagio, pronto a uscire appena scartata la sua accattivante confezione? Se tutti ti guardassero, ignari di questo tumulto di emozioni, aspettando che tu apra questo ultimo solitario pacchetto? Lo apriresti, il tuo regalo di Natale?

venerdì 7 ottobre 2011

Diario di un lupo mannaro


Ci stavo pensando parecchio in questi giorni. Fra le letture che mi son rimaste incise nella memoria "nera" c'è il "Diario di un lupo mannaro". Ricordavo che si trattava di un libro di Urania. Chiudendo gli occhi, mi vedevo ragazzina, seduta sul tappeto della camera dei miei, a gambe incrociate, scorrere le pagine, affascinata. Nota bene: stiamo parlando di fine anni '70-primi anni '80, mica dell'altro ieri! ;-)

Il racconto era strutturato in forma di diario e descriveva la vacanza solitaria di un tizio (sto andando solamente a ricordi, perdonatemi le imprecisioni) in uno chalet di montagna. Gradualmente, il tizio nota dei cambiamenti su di sé e sulle proprie pulsioni. Abitudini e inclinazioni che non gli sono mai appartenute s’impossessano di lui, portandolo a gesti a lui estranei e inquietanti ma liberatori. Nel momento della scrittura del diario, però, la lucidità "umana" lo riporta in sé e il suo racconto diventa una testimonianza angosciante e affranta di ciò che egli compie vagando nella foresta, aggravata dalla consapevolezza della propria impotenza di fronte all'inevitabile trasformazione che sta subendo. In poche parole, il tizio diventa un lupo mannaro e la notte va a caccia delle sue vittime umane.

Curiosando sul web, ho trovato un forum dove si parla proprio di questo racconto: licantropi.forumcommunity.net. Il titolo lo ricordavo bene, "Diario di un lupo mannaro", di Brennan. Non ricordavo invece il titolo della raccolta di cui faceva parte: "Mostra di mostri", antologia curata da Elwood e pubblicata dalla Mondadori nel 1979 come volumetto da edicola di Urania (n. 795). Ciò che proprio non faceva parte dei miei ricordi è che, dicono nel forum, il racconto verte sulla licantropia vista come forma di schizofrenia, senza alcun cambiamento fisico... beh, si vede che la mia memoria l'ha un po' trasformato ;-)

Penso che quello che mi ha tanto colpito, per farlo spiccare nei miei ricordi dopo... più di 30 anni (!) sia proprio il graduale passaggio da una situazione più che normale, di ricerca della tranquillità, come può essere una vacanza, all'incubo ormai inarrestabile che cattura il protagonista, conducendolo verso l'inevitabile. Quando il tizio si rende conto che ciò che sta accadendo è davvero grave, è "Male", oramai è troppo tardi e non gli resta che cercare di lasciare una testimonianza in forma epistolare per spiegare nei dettagli cosa gli è successo.

Ancora una volta, dunque, affascinata dal lento e inevitabile processo per giungere alla nostra metà oscura...

lunedì 29 agosto 2011

Racconto o romanzo? Romanzo o racconto?


Sabato scorso ho partecipato alla presentazione dell’antologia di racconti thriller “Suspense Tale”, edizioni R.E.I., nella quale compare anche un mio racconto, scritto per l’occasione, dal titolo “L’ultimo quadro”.

Racconti… quale fascino i racconti. In poche pagine il filo di una storia, che si dipana e si srotola, fra colpi di scena e sottili emozioni, con un finale che non si fa troppo attendere, generoso, pronto a stupire il lettore. Lo puoi leggere in un’ora, a volte in qualche minuto, mentre aspetti il bus alla fermata, o la coda alla posta, in quei dieci minuti che ti separano dalla cena, lo cominci, ti ci tuffi, lo concludi. Lo comprendi? Forse non subito, forse ci rimuginerai durante la cena, sul bus, in treno. Che magia!

Sì, però un romanzo! Una storia che si infittisce nei suoi personaggi, nelle sue ambientazioni, nei suoi intrighi da scoprire e da intrecciare! Un romanzo di quelli tosti, che ti accompagna per giorni, per settimane, dal quale non riesci a separarti, perché devi sapere come andrà avanti, perché non puoi abbandonare il protagonista nelle svolte della sua storia. Un romanzo che ti si attacca al cuore, appassionandoti a tal punto che quando arrivi alle ultime pagine rallenti inconsapevolmente la lettura, perché non vorresti proprio che finisse…

Voi di che pasta siete? Racconto o romanzo? Romanzo o racconto?

martedì 15 marzo 2011

Le notti di Salem


Riprendiamo il discorso della scrittura e della passione per il brivido.

Non nascondo il mio amore per il grande maestro: Stephen King. La mia passione per i suoi libri è iniziata quando avevo 19 anni e un mio amico mi prestò "Le notti di Salem": amore a prima lettura!

"Le notti di Salem" (titolo originale "Salem's Lot"), pubblicato nel 1975, fu il secondo romanzo di King, dopo "Carrie", del 1974. La storia è ambientata nell'immaginaria città di Jerusalem's Lot, Maine, e parla di vampiri. King ha ben presente l'importanza del "Dracula" di Bram Stoker, che spesso utilizza come riferimento. Così costruisce un romanzo horror dal carattere classico, basato sulla tensione, ma con nuovi elementi e un'accurata analisi emozionale dei personaggi. Il romanzo viene poi ripreso per diverse versioni televisive e cinematografiche.

Se ora dicessi che me lo ricordo per filo e per segno, mentirei, ma quello che so è che si tratta di un libro che mi ha affascinata. Ero già una simpatizzante del genere, ma il modo di scrivere di King mi ha definitivamente conquistata. E la cosa che mi piace di più di questo libro è che rappresenta un chiaro punto di riferimento per me: se qualcuno mi chiede quando penso sia cominciata la mia passione per la letteratura del brivido, rispondo senza dubbio "quando ho avuto in mano Le notti di Salem".

Quando penso a questo libro mi viene in mente una sera d'estate, sotto al Castello di San Giusto, a Trieste. Non saprei dire se fosse la sera in cui Piero (così si chiamava l'amico che me lo prestò) mi diede il libro o il momento in cui lo commentammo insieme, ma mi sembra ancora di sentire la brezza leggera della sera che si muove fra gli alberi e le fresche risate degli amici della compagnia. Quando un libro evoca tali immagini vuol dire che ti ha fatto un bel regalo :-)

Quasi quasi ora me lo vado a cercare per rileggerlo... chissà che effetto mi farebbe dopo tanti anni...!




giovedì 10 marzo 2011

Viaggio in un'altra vita


Nella sezione Cultura-Racconti La Voce di Trieste pubblica oggi il mio racconto breve VIAGGIO IN'UNALTRA VITA, tratto dall'antologia Pensieri in viaggio (collana Verbena, Ibiskos Editrice Risolo).

Ovviamente, si tratta di uno "strano" viaggio...!

lunedì 28 febbraio 2011

Giornate radiofoniche


Periodo di interviste alla radio, questo.

La scorsa settimana i TRE INNOCUI DELIRI sono stati ospitati a RadioIn Corso, la radio universitaria, e a Radio Attività, dove abbiamo parlato, descritto, letto, commentato i racconti inquietanti.

Venerdì 4 marzo, invece, verso le 11.30, si partecipa alla trasmissione Il vaso di Pandora, a Radio Capodistria.

Partecipare alle trasmissioni radiofoniche è sempre divertente ed emozionante. Si respira un'aria frizzante, in radio!

mercoledì 16 febbraio 2011

"Appartamento a puntate" su La Voce di Trieste


E' uscito oggi in prima pagina su La Voce di Trieste l'articolo, curato da Fabio Dalmasso, riguardante TRE INNOCUI DELIRI, che introduce una rubrica dedicata ai racconti a puntate, dove viene pubblicato anche "Privato vende appartamento 54 mq", leggibile sul settimanale web in 3 puntate.

La prima puntata appare appunto oggi, assieme a una recensione di Dalmasso sul libro e alle foto di Massimo Goina. Confidiamo in un apprezzamento da parte del pubblico dei lettori, pronti a sorprendere con nuovi racconti inquietanti...!

"Appartamento a puntate" su La Voce di Trieste - 16 febbraio 2011

martedì 25 gennaio 2011

Ricordando Il villaggio dei dannati


Voglio dedicarmi ancora ai classici del brivido che hanno lasciato il segno nei miei ricordi, come in quelli di tanti altri amanti del genere. Tra questi, un posto è sicuramente occupato da "Il villaggio dei dannati" (Village of the Damned), un film di fantascienza del 1960 diretto dal regista Wolf Rilla.

Nella mia memoria sono rimasti impressi gli occhi luminescenti dei bellissimi bambini biondi, tutt'altro che umani, nell'aspetto e nell'indole. Ma ciò che ancor più ha colpito la mia immaginazione vedendo il film, quand'ero ancora una bambina, è la rappresentazione del muro nella mente del protagonista, interpretato da George Sanders. L'uomo, per evitare di farsi leggere nel pensiero dai bimbi alieni, si concentra escluisivamente sull'immagine di un muro di mattoni, riuscendo così a creare una barriera per nascondere i suoi reali pensieri, incentrati sulla distruzione di tutti loro.

Un altro esempio di alta tensione, creata non con effetti speciali stupefacenti, ma con piccoli accorgimenti di grande effetto. Ciò che crea lo stato di inquietudine che incolla sulla poltrona lo spettatore è il dettaglio. Il tema del plagio mentale, poi, resta un must che fa sempre riflettere.

Questo breve viaggio nei ricordi più incisivi che hanno dettato il mio amore per la fantascienza e per il brivido mi dà ora lo spunto per una lettura del romanzo al quale il film è ispirato: I figli dell'invasione (1957) di John Wyndham. Qualcuno di voi l'ha forse letto?

Mymovies - Il villaggio dei dannati



giovedì 13 gennaio 2011

Operazione Paura

"Come mai scrivi horror e noir?"

Una domanda che mi è stata fatta diverse volte. La risposta più breve potrebbe essere: "Perchè ci sto dentro"... al genere, naturalmente. Ma volendo analizzare la cosa un po' più nel dettaglio... quanti di voi amano saltare sulla sedia davanti a un bel film dell'orrore? Sto parlando di film ad alta tensione, dove non regnano le scene splatter, ma il brivido sul filo della musica giusta, dell'immagine in primo piano all'improvviso, del silenzio spezzato soltanto da quel piccolo "innocente" rumorino che vi fa trattenere il fiato. Ecco, sono sicura che avete compreso, e probabilmente vi è già venuta voglia di andare al cinema, a vedervene uno a tutto schermo, perchè no! Comunque sia, penso che il mio primo amore per il genere horror, noir, thriller sia nato dallo schermo. Ricordo una sera a casa di amici dei miei, dove io e la mia amica Federica giocavamo nel soggiorno, mentre i genitori si trovavano in cucina. Diciamo che potevamo avere 9-10 anni, credo. Avevamo acceso la TV e trovato un film in bianco e nero. La protagonista era Melissa, una bambina che, dopo morta, tornava a perseguitare i propri compaesani facendoli impazzire di paura, ed uno ad uno cadevano come mosche. Erano colpevoli di averla lasciata morire dissanguata in seguito ad un incidente perchè tutti ubriachi per la festa del paese. Melissa, dolce spiritata bambina dalla veste bianca e i lunghi capelli biondi, compariva all'improvviso alle loro finestre, con le piccole manine stampate sul vetro e gli occhi spalancati. Io ero incollata allo schermo. Per anni ho raccontato la storia di Melissa, che è rimasta radicata nella mia memoria, in tutte le classiche occasioni di ricordi di storie dell'orrore (non l'avete fatto anche voi, di sera al campeggio, o alla grigliata sulla spiaggia?), ma solo recentemente sono andata ad indagare su internet e l'ho ritrovato: "Operazione paura", un film italiano del 1966, diretto da Mario Bava, un classico del gothic horror che ha ispirato famosi registi negli anni successivi. Grande, grande horror, ebbene sì, ITALIANO!

TNT Village - Operazione paura



sabato 8 gennaio 2011

Fantasy onirico


A un certo punto, succede che ti "vengono fuori" le storie, e desideri che siano lette. Così era accaduto quando avevo più o meno 12 anni. La storia era nata da un sogno: mi tuffavo nell'acqua dalla cima di un molo e finivo in un mondo fantastico, dove respiravo sott'acqua. All'incirca la trama era questa, da quel che ricordo. La cosa particolare era che il sogno era rimasto talmente impresso da sviluppare il desiderio di scriverlo e romanzarlo. E così feci, su un blocco a quadretti, con la penna a sfera, ancora lo ricordo, e lo feci leggere alla mia amica d'infanzia Sandra. Ma non volevo lei sapesse che l'avevo scritto io, perchè volevo da lei un giudizio obiettivo, perciò mi inventai che avevo ricopiato il testo da un libro trovato chissà dove e che ora non avevo più... curiosa balla, alla quale, penso, lei non aveva creduto nemmeno mezzo secondo, ma non mi aveva detto niente per farmi contenta. A Sandra il racconto, comunque, era piaciuto. E' rimasto lì, su un blocco a quadretti, senza mai arrivare a una fine. Quanto mi piacerebbe ora ritrovare quel block notes! Chissà se scavando in qualche cassetto di casa dei miei... Devo ricordarmi di farlo, perchè le storie che nascono con il forte desiderio di essere lette non devono essere abbandonate.

mercoledì 5 gennaio 2011

Anno nuovo, blog nuovo: in ricordo di Topolino


Bene, è iniziato un unovo anno. "Cosa cambia? Niente", dicono in molti. Io trovo che non sia così. Può cambiare il nostro atteggiamento, può intervenire il desiderio di fare bilanci, analisi, riflessioni. E, soprattutto, nuovi progetti.

Fra i miei nuovi progetti per il 2011 c'è quello dedicato a questo blog, che desidero rendere più vivo e più personale e, per far questo,  voglio parlare con voi dell'arte dello scrivere, dell'immaginazione e del lavoro che sta dietro a un libro. E desidero raccontare qualcosa in più di me e della mia passione per la scrittura.

Scrittura e lettura spesso vanno di pari passo. Io ho iniziato le mie letture con il fumetto Topolino, negli anni '70. Qualcuno di voi leggeva Topolino? Noi, in famiglia (perchè mica lo leggevo solo io: i miei genitori erano i primi lettori!), avevamo fatto l'abbonamento. Ricordo come si aspettava il giorno in cui doveva comparire il nuovo numero nella cassetta delle lettere, specialmente quando c'era qualche storia a puntate. La trepidazione dell'attesa, meravigliosa sensazione che accompagnava giorni d'infanzia! Capitava anche a voi? Quelle emozioni che trovavi anche quando arrivavano i soldini per comprare un paio di nuove bustine con le figurine della raccolta Panini del momento: magia! La magia del desiderare, senza pretendere.

Come sono strani i ricordi che ci accompagnano. Io ricordo perfettamente, e ne son passati di anni, che leggendo Topolino, più o meno a 6-7 anni, ho imparato il significato della parola "opposto". Probabilmente avrò imparato tante altre parole su quel fumetto, ma non so perchè mi è rimasto impresso l'episodio di "opposto".

Beh, insomma, chi di noi non è rimasto affascinato dagli eroi dei fumetti? Io, per esempio, adoravo Paperinik, nel quale lo sfigatissimo Paperino trovava la sua rivincita. Fantastico, no? In fondo, tutti possiamo essere un po' supereroi.

L'augurio che vi faccio per il 2011 è di poter trovare più spesso il supereroe che sta in ognuno di voi.