QUALCHE PIANO OLTRE, di Sabrina Gregori
Il "piano oltre" è quello dove arriva, si muove,
si articola in molti labirintici dettagli questo trascinante libro nutrito da
una immaginazione quasi lussureggiante e sorretto da uno stile esatto e
impeccabile.
Sabrina Gregori, con questo nuovo romanzo, immagina un
personaggio femminile, Sara, che dà progressivamente corpo alle sue fantasie,
narra il suo percorso di crescita da bambina a giovane donna che porta dentro
di sé senza mai separarsene del tutto la sua infantile curiosità inesausta, il
suo stupore davanti al mondo, grande sia pure nel ristretto cerchio ambientale
della sua adolescenza, la fame di conoscenza di quando era bambina. E' l'età
dove si è formato tutto quello che ci seguirà poi, nel ricordo e nell'immaginazione.
Dove, per la protagonista Sara, probabile e ben dissimulato alter ego
dell'autrice, è nato ed è cresciuto l'unico grande amore della sua vita, Paolo.
Paolo è il personaggio chiave del romanzo, il protagonista
un po' irreale, un po' magico e un po' malefico che riempie tutta la vita di
Sara, nel bene prima, nei primi candidi e quasi camerateschi approcci, e poi nel progressivo, tragico e un po'
surreale disfacimento finale. Paolo passa poco alla volta dai primi sintomi a
crisi sempre più gravi e devastanti di un male perverso, complicato dalla
visione di figure fantasmatiche che diventeranno nel finale protagoniste anche
nella vita di Sara. Le crisi di Paolo lo fanno precipitare in un mondo di
incubi e di ossessioni che la sua giovane e innocente amica non può, sulle
prime, capire. E Sabrina Gregori fa progredire questa storia con grande
sapienza, quasi scenica, alternando il racconto delle varie fasi della vita di
Sara con efficaci flasback all'indietro, là dove i sogni e le fantasie dei due
ragazzi, là nella loro tana segreta, erano cominciati.
Il "piano oltre" infatti è quello cui Sara non
riesce ad approdare, nell'ascensore, rientrando da adulta nella casa dei
genitori, perché piomba con il ricordo e l'immaginazione nel pieno del fatto più
importante e più tragico della sua vita, in un'atmosfera onirica e rarefatta
dove pian piano, passando attraverso esperienze anche sensoriali particolari e
dolorose, riesce a recuperare la serenità.
Dura impresa è rendere la sostanza di questo romanzo, per
l'intrecciarsi dei momenti di realtà e di sogno-immaginazione che pure
svolgendosi su piani diversi sono perfettamente calibrati e funzionale gli uni
agli altri. Sensazioni, paure, incubi sono alternati a spezzoni di vita
normale: la carriera lavorativa della protagonista, la sua vita in famiglia e
il suo stretto rapporto con la madre, gli incontri con le amiche, la decisione
improvvisa di staccarsi da tutti e di rifugiarsi a Londra, dove, con un inglese
fluente, intreccia una relazione con un giovane musicista slavo che si innamora
di lei e le fa conoscere per la prima volta l'amore fisico. E poi l'abbandono
repentino, il ritorno a casa, il rientro in città. Sempre con il suo Paolo
nella mente e nel cuore.
Che dire? Qualcuno lo ha definito un romanzo di formazione.
Qualche altro ha scomodato il riferimento al romanzo gotico. Non pare che
questo romanzo possa avere quelle caratteristiche: del romanzo di formazione,
che ha in letteratura antichi, molti e celebri precedenti a partire dal
Whilhelm Meister di Goethe per arrivare al giovane Holden, ha forse solo la
descrizione del passaggio dall'età puberale a quella adulta. Dall'altro lo
separano il soggetto e le atmosfere tipicamente anglosassoni e il contesto
storico. Forse è soltanto un romanzo. E se ci si deve azzardare a una
classificazione la più probabile sembra essere quella del thriller psicologico.
Ma, ancora, forse e più semplicemente è un romanzo d'amore. Con forti
connotazioni psicologiche, o psichiche, certo. Che scava dentro, nelle nostre
paure, nelle nostre angosce, che fa scattare la immaginazione, quella forza
visionaria che, a nostra insaputa, un po' come capita ai politici per
l'acquisto delle loro case o per le espulsioni di ospiti scomodi, si impossessa
di noi e, mentre facciamo una cosa banale, quotidiana, stupidissima, ci fa
partire per la tangente e piombare in ricordi, sensazioni, pensieri, che
credevamo di aver riposto in un angolo morto.
Sabrina Gregori ha grande forza evocativa, costruisce trame
esatte, non ti lascia tranquillo, sei costretto - anche quando la pagina
trabocca di dettagli un po' scontati e qualche volta ripetitivi, specie verso
la fine - a seguirla nella sua prosa trascinante, mai banale.
Il personaggio di Milan, il compagno londinese, che a
dispetto della prima impressione svolge un ruolo fondamentale nelle fasi di
passaggio mentale di Sara, forse meritava qualche attenzione e qualche
approfondimento in più.
E il finale, l'epilogo, anche se essenziale per chiudere la
storia, sembra un po' melenso, forse non all'altezza della tensione che pervade
tutto il libro, che, nell'insieme, è
molto godibile e si legge senza sosta.
Una notazione in più: finalmente un libro, oggigiorno, di
una donna, di una vera scrittrice, che non ci racconta per pagine e pagine solo
le sue pulsioni erotiche.
Brava Sabrina!
Giancarlo Re
21 luglio 2013
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